martedì 18 dicembre 2012

Le Valley: basta la parola?

Adesso anche Londra ha una Valley. Dopo la celebre Silicon Valley targata USA, in UK c'è la Silicon Roundabout. 60 milioni di euro di investimento da parte del Governo Inglese e tanta pubblicità. Articoli che ne parlano con toni entusiastici e lodi a Cameron.
Ma è davvero sufficiente chiamarla Valley per avere una ricetta che funzioni?
Io credo di no. Credo che dietro ad una sorta di logo (Valley) si nasconda qualcosa di molto più profondo e complesso. E' un modo di agire che avvolge e supporta l'imprenditore che vuole esprimersi. Mi correggo prima che imprenditore, forse si tratta di una persona che crede di avere un'idea da realizzare.
Ci sono ragazzi e ex ragazzi (si insomma coetanei miei o anche più "vecchi") che vorrebbero poter capire se le loro aspirazioni potrebbero avere uno sbocco. Se la loro intuizione ha la I maiuscola oppure si tratta solo di un sogno destinato a rimanere tale perché piccolo o semplicemente non realizzabile.
Non è solo questione di incubatori, di fondi europei, di supporto alle startup. Si tratta di un modello di lavoro differente, si tratta di una fiscalità differente, si tratta di un accesso a risorse e capitali differente.
Siamo ancora tanto lontani da tutto questo. Vediamo se continueremo a vedere emigrazioni verso altri paesi di valenti imprenditori/sognatori italiani (l'ultimo amico che conosco ad aver preso questa strada è Marco Camisani Calzolari, ma so che ce ne sono un altro paio in procinto...) o se oltre alle parole la nostra politica sarà in grado di realizzare dei cambiamenti efficaci.
Auguriamocelo prima di assistere alla desertificazione totale

lunedì 17 dicembre 2012

I Big Data

Spesso mi sono chiesto se davvero la paura del Grande Fratello che tutto sa e tutto controlla, sia davvero fondata. Mi sono sempre risposto che non sia così. Che nelle grandi quantità di dati, il mio profilo, le mie interazioni, i miei network siano una goccia di un oceano enorme.
Ora trovo conferma: in questo interessaante articolo. Solo lo 0,5% dei dati viene effettivamente analizzato: praticamente nulla. C'è da dire che molti dati sono pura spazzatura o sono solo ridondanza. Ma c'è anche da dire che molti potrebbero invece essere interessanti e utili. Solo che manca l'intelligenza o forse più probabilmente gli investimenti per condurre analisi di questo tipo.
Rimane il dubbio sul fatto che possano essere estratte delle informazioni "personali" che possono danneggiare un individuo: orientamenti politici, sessuali, religiosi, problemi di salute in pochi logfiles e una carriera potrebbe svanire... Su questo non ho risposta, se non sul fatto che le norme sulla privacuy devono essere stringenti e prevedere delle multe talmente salate da scoraggiare chiunque a far uso improprio dei dati

Lo studio che ha condotto IDC presenta comunque alcune altre statistiche davvero intriganti:
- la quantità di dati che cresce esponenzialemente e che potrebbe raggiungere iu 40 Zettabyte nel 2020 (secondo me anche di più). nb: 1 Zettabyte = 1.000 miliardi di GB.
-  solo la metà dei dati che andrebbe protetto lo è attualmente
- solo il 23% dei dati che vengono prodotti nel 2012 (pari a 643 Exabyte) sarebbe utile se venisse analizzato

Statistiche che interessando tutti, dovrebbero far preoccupare tutti. Ed invece se ne preoccupano solo in pochissimi, e soprattutto quelli che potenzialmente le potrebbero leggere :)