"secondo me sparano numeri a caso"
"sono tutti truccati"
"li fanno per avvantaggiare chi li paga".
Quante volte si sentono queste ed altre critiche ai sondaggi. In particolare quelli elettorali. E come dare torto a chi vede numeri "ballare" a secondo del giorno della settimana, dellì'istituto che li realizza e di cento altri fattori.
Anche io spesso dubitavo dei sondaggi prima di lavorare in questo settore. Sin da piccolo vedevo la mitica Doxa che rilasciava in anticipo i risultati delle elezioni. E mi dicevo "non è possibile, non ci azzeccheranno nemmeno stavolta". Ed ogni volta quasi per magia verificavo che invece ....
Poi ho iniziato a bazzicare i settore.
E ai sondaggi ho imparato a credere solo e se vengono fatti in modo appropriato. Sono uno strumento di misurazione e come tale vanno trattati.
Ma bisogna subito distinguere le 2 finalità che possono avere:
- una misurazione sceintifica: dove si cerca di tener conto di ogni possibile fonte di errore, dove il successo è minimizzare tutti gli errori e centrare tutte stime
- una misurazione a fini di marketing e propaganda: dove quel che conta è creare tramite la diffusione dei dati una modifica nella percezione dell'opinione pubblica, e sperabilmente anche una traduzione in comportamenti futuri
Voglio soffermarmi su quest'ultimi. Non credo che chi realizza questi sondaggi sia così in malafede da "truccare" i dati al punto da aggiungere o togliere punti percentuali a questo o a quel partito. Quel che credo (e chi ci lavora sa bene che funziona così) è che tra le tante simulazioni che vengono condotte, questi vanno a prendere quelle più favorevoli a chi si vuol sostenere.
Faccio un esempio banale, ma credo istruttivo: calcolare la stima dell'esito di voto in funzione della partecipazione al voto stesso, altera e di molto le stime. Se considero l'intero campione avrò un certto risultato. Se tolgo dalla stima finale coloro che dichiarano che sicuramente non andranno a votare, le stime cambiano. Qual è quella più "giusta"? A livello di base la risposta è la seconda: quella senza coloro che dichiarano di non recarsi alle urne. Ora di fattori di questo tipo ce ne sono N e sopratutto all'interno di questi fattori ci sono delle gradazioni (es: sicuramente non andrò a votare, quasi sicuramente non andrò a votare, ecc ecc).
Ecco perchè chi fa questo mestiere deve dosare bene le proprie considerazioni, ponderazioni (in questo caso non pensieri, ma procedure statistiche di pesatura), stime, modelli, ecc.
E se posso aggiungere la mia personale esperienza non sono in grado di farlo:
- gli statistici puri cui sfugge la dimensione politica.
- i giornalisti cui sfugge completamente la dimensione tecnica
- i dottori in scienze politiche cui manca un po' di tutte queste competenze
- i laureati in ingegneria, lingue, o altre materie che in realtà formano, ma non su questi temi
E allora chi? La mia risposta è: team di professionsiti con estrazioni differenti ed esperienze differenti ed un metodo di lavoro validato e basato su più metodologie di elaborazione.
E anche un pizzico di fortuna :)